POVZETEK | ESTRATTO
«Una grande forza riformatrice e moderna, fino in fondo europeista»: così il PCI si presenta all'appuntamento elettorale del 17 giugno. Sotto il titolo «Idee per l'Europa», i comunisti italiani per due giorni — lunedì e martedì prossimi a Roma — terranno una Convenzione che si annuncia di alto valore politico e culturale.
"Velika reformatorska in moderna sila, povsem proevropska": tako se je KPI predstavil na volilnem imenovanju 17. junija. Italijanski komunisti bodo pod naslovom "Ideje za Evropo" dva dni - prihodnji ponedeljek in torek v Rimu - organizirali konvencijo, ki bo obljubljala visoko politično in kulturno vrednost.
ARTICOLO ESTRATTO DA "L'UNITÀ"
ROMA — «Una grande forza riformatrice e moderna, fino in fondo europeista»: così il PCI si presenta all’appuntamento elettorale del 17 giugno. Sotto il titolo «Idee per l’Europa», i comunisti italiani per due giorni — lunedì e martedì prossimi a Roma — terranno una Convenzione che si annuncia di alto valore politico e culturale. Di che cosa si tratta? Lo hanno spiegato, ieri mattina alle Botteghe Oscure ai giornalisti, i compagni Achille Occhetto della Segreteria del PCI, Renato Sandri e Giuseppe Vacca. L’incontro avrà un carattere programmatico: dirigenti, candidati, politici e studiosi (alcuni anche di altre aree) si confronteranno attorno all’elaborazione delle proposte che i comunisti sottoporranno agli elettori e all’insieme della sinistra europea. C’è per ora una bozza scandita in sei punti: la crisi della CEE; il «gap» dei Paesi della Comunità rispetto a USA e Giappone; i problemi di nuova identità, autonomia e unità europea; la pace, la cooperazione e lo sviluppo nel dialogo Est-Ovest e Nord-Sud; la riforma delle istituzioni comunitarie; il lavoro svolto dal ’76 e gli obiettivi per la prossima legislatura del gruppo comunista a Strasburgo.
«Noi ci collochiamo in uno spazio più ampio rispetto a quello rappresentato dagli stessi partiti comunisti europei.»
Achille Occhetto
«In un’eurosinistra nella quale esistono «differenziazioni interne» ma che attraversa una «crisi feconda che rende sempre più possibile una nuova fase di rapporti tra le forze del movimento operaio e democratico». «È in questo senso — ha aggiunto Occhetto — che accettiamo la sfida riformatrice e anche quella riformista. Ma una simile sfida non ci può venire da un “riformismo senza riforme”, inteso come mera bandiera discriminatrice e integralista, anziché come terreno di confronto. In Italia, come in Europa «la sfida non può venire nemmeno da un dinamismo privo di contenuto riformatore». Occhetto ha portato come esempio la discussione sulle lentezze e sulle inadempienze parlamentari accesa dai gravi attacchi di Craxi al Parlamento. Al di là degli «attacchi generalizzati», che «vanno respinti con sdegno», i comunisti non negano certo «l’esistenza di problemi anche costituzionali» aperti. «Ma invece di fare solo dell’agitazione, occorre allora discutere il merito delle proposte di riforma». E ciò vale per l’Italia come per le istituzioni europee.
«Convinti che non esiste una seria possibilità di riforma se si rimane chiusi dentro i confini nazionali, se non si sceglie con coraggio la via della integrazione europea e della sovranazionalità»
Achille Occhetto
La condotta del PCI al Parlamento di Strasburgo è assai significativa da questo punto di vista. E ha trovato la sua espressione più forte nella proposta di Trattato per l’Unione europea fatta da Altiero Spinelli, uno dei candidati più prestigiosi presentati dal PCI (e Sandri ha ricordato come Berlinguer sia stato l’unico leader a sostenerla nell’aula di Strasburgo). «Siamo perciò particolarmente orgogliosi che quel progetto sia stato ora fatto proprio, in modo solenne, dal presidente francese Mitterrand», ha detto Occhetto. «Noi operiamo dunque per rappresentare le ansie e gli ideali di tutta la sinistra riformatrice. Convinti che non esiste una seria possibilità di riforma se si rimane chiusi dentro i confini nazionali, se non si sceglie con coraggio la via della integrazione europea e della sovranazionalità». Ma presentarsi così, con questi obiettivi e con questa coerenza di idee e di programmi in Europa, vuol dire qualcosa anche per le vicende di casa nostra: un antidoto «contro il male principale della vita politica italiana: il trasformismo concorrenziale di quei partiti che fanno mille parti in commedia, gettando così la situazione del Paese nel più oscuro “indecisionismo” e nel marasma dell’impotenza».
I filoni centrali della Convenzione — due sedute: il giorno 28 dalle ore 16 e il giorno 29 dalle ore 9 al Residence Ripetta — e le proposte principali che i comunisti italiani porteranno a Strasburgo, sono state illustrate da Vacca e Sandri. Cinque sono i campi indicati come «priorità di intervento»: la ricerca scientifica e tecnologica; la politica di riconversione industriale, con il dramma della disoccupazione; la politica energetica comune; la riforma della politica agricola; il passaggio del sistema monetario (SME) a una seconda fase. E, tra l’attuale stato di crisi e di disgregazione delle istituzioni comunitarie e il disegno di profonda riforma indicato da Spinelli, c’è intanto l’urgenza di introdurre subito alcune novità. Come «obiettivi intermedi» il PCI auspica, ad esempio, l’effettivo diritto dell’assemblea di Strasburgo di approvare le dichiarazioni del nuovo presidente della Commissione della CEE e la composizione di quest’ultima al momento dell’insediamento e la possibilità per il Consiglio dei ministri della CEE di adottare un testo a maggioranza qualificata — anche nei casi per i quali oggi è prevista l’unanimità — quando esso sia conforme tanto alla proposta della Commissione quanto al parere del Parlamento.
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